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L’arte hittita delle statuette votive

Gli Hittiti erano un popolo culturalmente ed etnicamente complesso. Presenti in Cappadocia sin dal 1900 aev, l’Antico Testamento li menziona più volte come abitanti di una zona che andava dall’Eufrate al Libano, e del loro re si dice fosse molto potente.

Scultura votiva sirio-ittita, nord della Siria, 2100-1600 aev. Raffigura una dea con le fattezze di uccello. Tutte le immagini via Ancient Resources

La capitale dell’antico impero hittita è Hattusas, presso l’odierna località turca di Boghazkoy, scoperta dopo una campagna di scavi sistematici nel 1905. 

Il ritrovamento più importante, oltre a templi e monumenti, fu l’archivio di stato, composto di tavolette d’argilla redatte nelle due lingue usate dagli hittiti: una a scrittura cuneiforme, di origine indoeuropea, e una geroglifica, decodificata nel 1947 grazie al ritrovamento di una lunga iscrizione bilingue hittita-geroglifico fenicio. 

La lingua indoeuropea era parlata dal ceto dominante cui apparteneva una minoranza di invasori guerrieri che regnavano sugli autoctoni soggiogati.

Scultura hittita raffigurante la testa di una divinità femminile, 1200-1000 aev. I dettagli sono ben eseguiti: gli occhi larghi e tondi, il copricapo a punta, le pieghe della veste.

Scultura sirio-hittita raffigurante una divinità femminile, 2000-1500 aev. La dea ancora in fattezze d’uccello indossa un alto copricapo decorato con due larghi dischi.

Un pantheon variopinto

La potenza hittita si afferma quando il Vicino Oriente Antico era animato da una koinè culturale e religiosa dinamica e fiorente, per cui divinità mesopotamiche come Anu, Enlil ed Ea si ritrovano nel pantheon hittita insieme a divinità hurrite come Teshup, dio della tempesta simile al Ba’al fenicio, e la sua sposa Hepat, una dea dalle molte affinità con Ishtar-Astarte. Si ricorda poi Telipinu, un dio di cui si raccontava la scomparsa.

Vi erano dei di varia origine, ma lo stato hittita le venerava tutte, rispettando i culti locali al punto che il re ogni anno compiva un itinerario religioso che toccava le sedi particolari delle varie divinità. 

Ogni divinità appare distinta dalle altre mediante tre mezzi precisi: un’arma o un altro strumento che porta nella destra, un simbolo che porta nella sinistra e un animale, Teshup è seduto su un toro, Hepat su un leone.

Grazie allo scrupolo e alla minuziosità con cui gli hittiti trascrissero le norme della ritualità, almeno per quel che riguarda i culti pubblici a cui presiedeva il re, ci è pervenuto un testo molto prezioso, il cosiddetto Libro dei doveri sacerdotali, in cui sono prescritte nei minimi dettagli le regole di comportamento dei sacerdoti templari. 

(A. Brelich, Introduzione alla storia delle religioni, Edizioni dell’Ateneo, Roma 2003)


Testa di divinità femminile in terracotta, sirio-hittita, 2000-1500 aev.

in [ Vicino_Oriente_Antico ]

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