«Lei, che ha cari l’arco e la caccia alla lepre / e l’ampio coro e i giochi sui monti». Così Callimaco introduce Artemide, sorella di Apollo e figlia di Zeus e Latona, la vergine cacciatrice severa e selvaggia che ha dimora sui monti, in luoghi lontani dal centro abitato , anche a giudicare dalla presenza dei santuari e dei sacri boschetti collocati in zone di confine o in prossimità di porti sulla costa. Ma a lei sono dedicati anche molti luoghi di culto nelle città più importanti dell’Ellade, caratteristica che le conferisce una eccezionale ricchezza di nomi. Di natura virtuosa, sana e ordinata, accanto all’aspetto selvatico spicca anche l’attitudine per il ballo: per lei le fanciulle Cariatidi eseguivano estetiche coreografie, adornate di giunco verde come fossero state delle piante danzanti. Testa colossale di Artemide, da un originale del V sec. aev ( fonte ) Principali fonti consultate: Callimaco, Inno ad Artemide , εἰς Ἄρτεμιν (Call. H 3); Inno a Delo , εἰς Δῆλον (Call. H
La misura delle cose
Miscellanea di storia delle religioni, politeismi, magia