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Visualizzazione dei post da ottobre, 2015

Le antichissime origini dell’Induismo

S ul pensiero religioso indiano gravano ancora molti pregiudizi dovuti a una conoscenza approssimativa; è senza dubbio un argomento che suscita sempre vivo interesse, quasi come una componente supplementare, misticheggiante , al pragmatico ‘pensiero occidentale’; una via di fuga esotica, una soluzione tanto più efficace quanto più misteriosa e vagheggiata. Questioni generali Quando si parla di ‘Oriente’ sarebbero d’obbligo le virgolette, a sottintendere ‘rispetto a chi?’; allo stesso modo Vicino, Medio ed Estremo, secondo la terminologia corrente, aggettivano un progressivo allontanamento da un ‘punto di osservazione’ che a priori si autodetermina come ‘centro’. In questa osservazione, elementi culturali lontani vengono recepiti attraverso i filtri (a volte edulcoranti, a volte corrosivi, in ogni caso alteranti) delle proprie strutture culturali, a cui quelle degli altri devono adeguarsi , svuotandosi di significato. Termini come yoga , YajurVeda (pronuncia ‘iagiur’), karma sono

L’India neobuddhista del ventunesimo secolo

I l Neo-Buddhismo è un moderno movimento revivalista nato in India, ufficialmente, il 14 ottobre 1956 quando B.R. Ambedkar si convertì al Buddhismo insieme ai suoi 380mila seguaci. Fu una rivoluzione religiosa e una bufera politica.   Nemo propheta in patria Nel campo degli studi, si è soliti dire che il Buddhismo scompare dall’India tra il X e il XII sec. dC , “travolto in certe regioni dall’avanzata dell’Islam in certe altre dalla reazione induistica, ma molto prima di quell’epoca esso ha già messo radici in altri Paesi, a cominciare dall’Asia sud-orientale fino alla Cina, al Giappone e, ultimo in ordine cronologico, al Tibet. In ciascuno di questi Paesi il Buddhismo trova un differente mondo culturale e differenti tradizioni religiose” (Angelo Brelich, 1966). Eppure, il Buddhismo in India coinvolgeva molte popolazioni tribali , povere e ai margini della società, soprattutto nelle regioni nord-orientali in cui era forte l’influenza della cultura tibetana. Il rinnovato in

Le bare in miniatura di Arthur’s Seat

S ono tra gli oggetti più popolari e misteriosi del National Museum of Scotland a Edimburgo , un esempio di macabra abilità artigianale e un autentico rompicapo per gli esperti. Erano state riposte in una cavità sulla pendice nord-orientale di una collina di Edimburgo, e trovate nel 1836 da un gruppo di ragazzi a caccia, 17 piccole bare di legno di pino , ciascuna di 23mm di larghezza per 95 di altezza. Ogni bara contiene un simulacro d’uomo , anch’esso di legno, intagliato da mano esperta e decorato con abiti e calzature. L ’ambivalente paradosso dei simboli Nessuno sa cosa siano, chi le abbia nascoste e perché ; si è suggerito si trattasse di incantesimi di morte oppure amuleti per i marinai. Sono due funzioni opposte , l’una che si realizza provocando la morte, l’altra scongiurandola; ma nel mondo magico  i simboli sono ambigui e possono significare quello che sembrano, ma anche il loro contrario. Nel primo caso si tratterebbe di ‘feticci’, oggetti nei quali si ritiene di poter

Nuovo processo per una strega di trecento anni fa

Brentonico, Trento. Toldina, morta decapitata e poi bruciata sulla piazza 299 anni fa, forse avrà il suo processo. Il sindaco Christian Perenzoni e l’assessore alla cultura Quinto Canali hanno presentato una delibera al Consiglio comunale per riaprire il caso davanti alla Corte d’Appello di Trento : “per rendere giustizia e verità storica, dignità etica e civile alla condannata ” . Anonimo, The Witches Dance , National Museums Scotland. Via BBC Your Paintings “Ma non sarà un processo semplice perché dovrà avvenire secondo il diritto dell’epoca che era carolingio, e gli avvocati dovranno essere esperti di quella materia ” ( Trentino Corriere ). L’iniziativa, curiosa e forse provocatoria ( di sinistra , la apostrofa il Secolo d’Italia ), ha attirato l’ attenzione del Guardian , che sottolinea l ’ingiustizia di una condanna considerate l ’ infondatezza delle prove e delle accuse e la vulnerabilità della vittima. Maria Bertoletti Toldini era vedova e senza figli. Fu arrestata qu

Il Papiro di Derveni

I l Papiro di Derveni è l’unico papiro leggibile che sia sopravvissuto dalla Grecia e il più antico manoscritto d’Europa ; è datato attorno al 340-320 aev durante il regno di Filippo II il Macedone, ma è la copia di una versione precedente (tardo V sec. aev), ed è un trattato filosofico e un commento allegorico in esametri a una teogonia orfica . The Derveni Papyrus © Orestis Kourakis. Via Archaeology Wiky Patrimonio mondiale La candidatura era stata avanzata l’ anno scorso , dopo che il Consiglio Internazionale dei Musei aveva stabilito che le condizioni di umidità e temperatura fossero idonee all’ esposizione totale del reperto, che è composto da nove pannelli uno solo dei quali è in visione al pubblico presso il Museo Archeologico di Tessalonica . I 266 frammenti erano già stati esibiti insieme in occasione della Quarta Biennale d’Arte Contemporanea di Tessalonica nel corso della Conferenza sulla Filosofia Presocratica ospitata dal Centro Interdisciplinare degli Studi Ar

Mito e poesia in un manoscritto thailandese dell’‘800

U n manoscritto thailandese della seconda metà del XIX secolo illustra temi mitologici e leggendari ad accompagnare un poema che racconta la perdita della donna amata e l’inconsolabile lutto dell’autore. Tra le creature rappresentate c’è Kinnara , amante e musicista celestiale, metà uomo e metà cavallo (India) o uccello (Sud-Est asiatico); la sua controparte femminile, Kinnarī , è raffigurata con la testa, il busto e le braccia di donna e le ali, la coda e gli arti inferiori di un cigno; è nota per la sua bellezza e la grazia nel canto, nella poesia e nella danza e abita con il suo sposo sul mitico Himavanta , a 3700-4600 metri sull’Himalaya centrale, dove gli dèi si riuniscono per tenere consiglio. Gli amanti inseparabili Di loro dice il poema epico Mahabharata : “siamo gli eterni amanti, non ci separiamo mai, siamo per sempre marito e moglie. Non diventeremo mai madre e padre, nessuna progenie nascerà dal nostro grembo. Non è permesso che nessuna creatura venga a cercare affet

Sull’attinenza storica dell’arte.
Quattro dipinti sui Nativi Americani

M innesota, USA. Storici e legislatori si riuniranno in questi giorni per discutere quali dipinti potranno essere esposti all’interno dell’edificio comunale che riaprirà nel 2017 dopo un periodo di restauro. La decisione della commissione è attesa per gennaio prossimo. In particolare, sono quattro le opere oggetto di discussione, che raffigurano i  Nativi Americani . 1. Father Hennepin at the Falls of St. Anthony Di Douglas Volk , 1905 ca. Padre Louis Hennepin (1640-1701 ca) era un frate dell ’ordine dei Recolletti, ramo francese dei Francescani. Compì la sua opera evangelizzatrice nel Quebec e nel Minnesota, dove visse per un periodo tra i Dakota . Tornato in patria nei primi anni ’80 del ’600, si dedicò alla carriera letteraria che gli valse non poche critiche per aver rappresentato le popolazioni native come selvagge e pericolose. Viene ricordato come egoista e vanitoso. Il dipinto di Douglas è oggetto di discussione per la sua scarsa accuratezza storica , in particolare riguardo

Benin e Senegal, storie di vodou

Lungo la splendida costa tropicale dell’Africa centroccidentale, due paesi vivono e praticano il voodoo in maniera del tutto diversa: alla luce del sole nel primo, stretto tra Niger e Togo, dove le religioni tradizionali sono, insieme a quelle monoteiste, garantite e tutelate dal governo che le riconosce ufficialmente come parte del proprio patrimonio storico, culturale e identitario; nei segreti della notte nel secondo, dove è in forte maggioranza quell’Islam che ha costituito a lungo l’unica forma di resistenza (anche questa identitaria) contro la colonizzazione francese. Particolare di uno dei pannelli informativi affissi alle pareti della casa di un guaritore voodoo nella città di Adjarra, in Benin, a circa un ’ ora dalla capitale Porto Novo, via Wellcome Library Dahomey Il Benin è stato popolato fin dal XIII secolo da popolazioni di lingua ewe, poi dagli Adja che migravano dall’ovest, quindi, mescolandosi questi ultimi con le etnie di lingua fon, sede del regno di Allada pr

Nella foresta dei cedri, andata e ritorno

La saga  di Gilgamesh, giovane e coraggioso re di Uruk,  è il più antico poema epico che si conosca e  la prima epopea dell’umanità , anteriore ai poemi omerici e a quelli indiani. Di enorme impatto su tutta l’area della Mezzaluna Fertile e patrimonio culturale di tutto il mondo antico per  i ntensità di espressione, attualità e profondità dei temi trattati, rimane ancora oggi un capolavoro di sorprendente bellezza. Ora, un  reperto di recente scoperta aggiunge venti nuove righe all’antico poema di epoca medio-babilonese, svelandone informazioni e scenari inaspettati. Frammento della Tavola V, recentemente scoperto, dell’Epopea babilonese di Gilgamesh, Sulaymaniyah Museum, Iraq. Via Wikimedia Commons Struttura della saga La versione a cui ci si riferisce è quella cosiddetta classica, composta in versi attorno al XII sec. aC, attribuita allo scriba-esorcista Sinleqiunnini e conservata nella biblioteca di Ninive. La nostra conoscenza di questa versione è piuttosto completa,

Nient’altro che larve di sogni

T roia era destinata a cadere (“perché Roma potesse nascere”, sarà la sintetica formula virgiliana); Achille , attorno alla cui ira si era dipanato l’ épos omerico, era morto e sua madre Teti aveva disposto che l’armatura del figlio, forgiata da Efesto , sarebbe andata in premio all’eroe che avesse dimostrato maggiori meriti durante la guerra. Interviene Atena in favore di Odisseo , volendone premiare l’astuzia e l’iniziativa. Antonio Zanchi (1631-1722), La morte di Aiace, L’eroe vulnerabile Aiace era in rivalità con Odisseo, era geloso della sua vittoria che riteneva immeritata, ma non competeva con lui per ingegno e scaltrezza: nell’Iliade è descritto di figura gigantesca, con uno scudo alto quanto una torre; la sua natura era sfrenata e selvaggia, rapace come l’aquila di cui porta il nome nel depredare e razziare con avidità senza limiti.  Ma, soprattutto, non si interessava degli dei: quando Troia era caduta e Cassandra si era rifugiata presso la statua di Atena , egli l

Buddhismo, 10 cose da sapere

R eligione, filosofia, civiltà: molte definizioni sono state applicate al Buddhismo, molte se ne cercano ancora, ma nessuna categoria sembra riuscire a ingabbiare una tradizione così articolata, antica e diffusa. Nelle lingue anglosassoni si preferisce usare il termine mindfulness , consapevolezza; non esiste un dio, ma un fine ultraterreno; i suoi concetti sembrano inafferrabili agli strumenti della logica e possono essere compresi solo attraverso uno sforzo metaforico . 1. Buddha La parola Buddha è un participio passato e significa ‘ svegliato ’, cioè ‘risvegliato alla conoscenza’. Nel Buddhismo, il Buddha è una qualità , un esempio, una via. 2. Siddharta Il termine viene attribuito a un personaggio storicamente esistito, Siddharta Gautama (563-460 aC circa), principe indiano di un territorio dell’attuale Nepal. Un appellativo di Buddha è shakia/muni , ‘saggio che parla poco’; gli shakia erano una sorta di dinastia del VI sec. aC., e Siddharta è colui che ha realizzato perfe

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