Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post da febbraio, 2016

L’Operazione Babalon

L a sua bocca è rossa, i suoi seni sono splendidi, i suoi lombi sono pieni di fuoco ...” ( The Book of Babalon ). Nella primavera del 1946 Ron L. Hubbard, che sarà il fondatore della Chiesa di Scientology, e il rocket scientist John W. Parsons, allora capo dell’Ordo Templi Orientis californiano, compiono una serie di rituali magici atti a evocare la dea Babalon e incarnarla in un essere umano, secondo i princìpi della cosiddetta magia enochiana della moderna corrente magico-occultista occidentale. I risultati di questi esperimenti magici sono stati trascritti da Parsons e Hubbard nel Libro di Babalon ( The Book of Babalon, vel Liber 49 , BoB). Un fotogramma dal video Babalon Working di Brian Butler . Ogni uomo, ogni donna è una stella (BoB, dall’introduzione) “Questo libro contiene la cronaca di un esperimento magico relativo all’evocazione di un elementale , la successiva evocazione della Dea o Forza chiamata BABALON e i risultati che ne conseguirono”. Si ritiene che l’ep

Le dee di Angkor

K hmer è un termine che si riferisce al principale gruppo etnico stanziato in Cambogia il cui impero è fiorito tra il IX e il XII secolo ev , in un territorio abitato sin dalla preistoria e che risentì anche sul piano religioso della diffusione della cultura indiana in tutto il Sud-est asiatico. Angkor (capitale, città sacra) fu il principale centro urbano di questo regno, e per estensione si usa per indicare il periodo di maggior sviluppo della civiltà Khmer. La storia di questo impero vasto e potente, che ci ha lasciato complessi templari monumentali, si divide in tre macro-periodi: Funan (primi sei secoli dell’era corrente), Chenla (VI-IX sec.) e Angkor (IX-XV sec.). Infine l’epoca post-Angkor, caratterizzata da un progressivo indebolimento del potere centrale a causa di dissidi interni e delle invasioni e interferenze dalla vicina Thailandia; il 1863 è l’anno della colonizzazione francese e segna la fine di un lungo declino. Le più antiche sculture Khmer in pietra risalgono all’i

O mostro, o Gorgone, o Medusa, o sole

Le Gorgoni, ci informa Esiodo, erano figlie del mostro marino Ceto e di Forco, il “vecchio dio del mare” che gli Orfici ricordavano come figlio di Oceano e Teti. Erano tre: Steno (o Stenno, “la forte”), Euriale  “del vasto mare” e Medusa  “la sovrana”. In quei tempi non avevano le fattezze di mostri repellenti (l’onomastica ci informa che Gorgo era un nome femminile piuttosto diffuso nella Grecia antica), né erano propriamente delle donne, ma piuttosto pensate come delle maschere, simili a quelle che si appendevano sulle statue di Ecate per rappresentarla. Abitavano molto lontano dalle terre degli uomini e per raggiungerle bisognava ricorrere all’aiuto delle Graie loro sorelle e cercarle nella direzione della Notte , al di là dell’Oceano, presso le Esperidi dal chiaro canto. Fatale incantatrice Nell’immaginario mitologico, le Gorgoni condividevano con le Erinni , le antichissime dee dette anche Manìe o Furie, un aspetto spaventoso: possedevano  ali d’oro e mani di bronzo. Aveva

Santeria panic

L’Africa occidentale, i Caraibi, la costa nord-orientale americana sono luoghi molto distanti tra loro. Ad accomunarli sono elementi culturali che viaggiano insieme alle persone, loro malgrado, protagoniste di grandi movimenti di popoli. Gli Yoruba della Nigeria iniziano ad arrivare a Cuba nella prima metà del Seicento, ma la maggior parte vi si stabilisce nel XIX secolo, impiegati nelle piantagioni di canna da zucchero la cui lavorazione determina un boom economico mai sperimentato prima. In questo secolo Cuba si trova ad avere il monopolio di questo prodotto, dopo che la rivoluzione ebbe lasciato la rivale Haiti in uno stato di isolamento economico; posizione privilegiata che dura fino agli anni Settanta dell’Ottocento, quando deve cedere alla concorrenza europea, più efficiente e aggressiva, e i finanzieri americani ne iniziano a capitalizzare le risorse.  Immagine da C. Garoutte, Crossing the water: a photographic path to the Afro-Cuban spirit world , 2007, via Internet Archive

Articoli correlati