Statuetta votiva in bronzo proveniente dalla Beozia (forse dal santuario di Apollo Ismenio a Tebe, 700-675 aev circa), elegante e raro esempio di scultura proto-arcaica e antichissima testimonianza di scrittura beota, dal Museum of Fine Arts di Boston.
La figura allungata del kouros in piedi, virile e indistinta, denota attenzione alle proporzioni umane e al tempo stesso una tendenza all’astrazione. La lunga capigliatura, distribuita in boccoli che scendono sulle spalle ampie e modulata su linee diagonali ravvicinate, ricorda lo stile dedalico; un’alta cintura stringe la vita sottile e le incisioni sulla fronte, attorno al capo e lungo la parte centrale, fanno pensare che vi calzasse un elmo o una corona, di altro materiale.
(Lettura del testo greco – dell’ultima lettera rimane solo una linea verticale – proposta da Hansen, Carmina Epigraphica Graeca, 1983; traduzione e commento di P. Monella, L’Apollo di Mantiklos, Università degli Studi di Palermo).
Il guerriero e l’offerente
Non è chiaro se rappresenti il dedicante o la divinità a cui l’offerta era rivolta: avrebbe potuto stringere un arco nella mano sinistra, ora mancante, mentre delle linee sul dorso indicherebbero la presenza di una faretra; oppure può trattarsi di un guerriero, che originariamente recasse una lancia nella mano destra, chiusa e attraversata da un foro, e nella sinistra uno scudo (Comstock, Vermeule, Greek, Etruscan and Roman bronzes in the Museum of Fine Arts, Boston, Museum of Fine Arts, Boston 1971).Il dio saettante
Lira, cetra, arco, lancia e alloro sono i simboli di Apollo che, con linguaggio omerico, viene ricordato qui con i suoi attributi di divino arciere. Lungo le cosce, sulla parte frontale, in senso bustrofedico (da destra a sinistra, poi da sinistra a destra e così via, come il segno tracciato dai buoi con l’aratro), sono incisi due esametri che, nella formula di una preghiera e di una dedica, stabiliscono un ‘patto’ di relazione tra l’uomo e il dio:ΜΑΝΤΙΚΛΟΣ ΜΑΝΕΘΕΚΕ FΕΚΑΒΟΛΟΙ ΑΡΓΥΡΟΤΟΧΣΟΙ ΤΑΣ ΔΕΚΑΤΑΣ ΤΥ ΔΕ ΦΟΙΒΕ ΔΙΔΟΙ ΧΑΡΙFΕΤΤΑΝ ΑΜΜΟΙΒ[ΑΝ]
Mantiklos mi dedicò al (dio) abile nel lanciare, dall’arco d’argento, come decima, e tu, Febo, da(gli) in cambio una gradita ricompensa.
L’indovino
La statuetta fu con buona probabilità eseguita dall’offerente stesso: Mantiklos potrebbe essere stato un artista che, dopo aver realizzato la piccola scultura, volle dedicarla al dio e consacrargli la decima dei suoi profitti.Ma il nome, se ricondotto ai termini μάντις e κλέος (“indovino” e “fama, gloria”) potrebbe nascondere un’allusione alla professione del dedicante, dietro il quale potrebbe celarsi un uomo celebre per le sue doti divinatorie; se così fosse, la scelta stilistica sarebbe ricaduta sull’esametro non solo per propositi estetici, o per delineare un rispettabile contesto epico, ma perché era il metro usato per la redazione degli oracoli, ai quali conferiva una grave solennità.
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