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Nuove ipotesi sul culto di Pan

Hippos, nel distretto di Susita, fu un’antica città che sorgeva sulla riva orientale del lago di Galilea e facente parte della Decapolis greco-romana a Israele; costruita in epoca ellenistica (metà II sec. aev), visse un grande splendore fino al periodo bizantino, prima di essere distrutta da un terremoto nel 749 ev; dimenticata e ‘perduta’ fino agli scavi iniziati nel 2000 con il progetto internazionale dell’Università di Haifa ancora in corso, continua a restituirci preziose testimonianze del suo passato dalla indiscussa tradizione pagana. Qui, nella campagna archeologica del 2009, erano state portate alla luce tre statuette d’argilla di 30 cm circa raffiguranti la dea Afrodite e risalenti al IV secolo dell’era corrente, un ‘tesoro’ che proverebbe, secondo il prof. Segal a capo della spedizione insieme al prof. Michael Eisenberg, “la persistenza di culti pagani nel periodo in cui il cristianesimo stava gradualmente imponendosi come religione di Stato”.

La maschera in bronzo del dio Pan scoperta l’anno scorso negli scavi di Hippos e datata al I-II secolo ev. (foto: Michael Eisenberg, restauro: A. Yermolin) Via breakingisraelnews.com

La città pagana

Quando, nel 64 aev, la città cadde sotto il controllo romano, mantenne un’autonomia amministrativa e giurisdizionale e la popolazione era composta in maggior parte da pagani, con una minoranza giudaica. Anche in seguito, quando divenne parte del dominio di Erode il Grande, era una città prevalentemente pagana e tale rimase fino al IV secolo ev, quando divenne sede vescovile. Nel 636 la conquista da parte dell’Islam segnò il suo graduale declino fino alla catastrofe naturale che la colpì, isolandola per sempre (Antiochia Hippos, revealing a lost city of the roman Decapolis, in World Archaeology Magazine n. 69).

Altri ritrovamenti importanti riguardano un tempio romano dedicato a Tyche (Fortuna), protettrice della città, secondo quanto testimoniato dalla numismatica e da un affresco, mentre sulla parte più alta del complesso sacro sono stati portati alla luce frammenti architettonici di un edificio monumentale, con ogni probabilità dedicato a Zeus.

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Una delle tre figurine raffiguranti Afrodite nel modello della Venus pudica, mentre si copre con le mani le parti intime, scoperte negli scavi di Hippos. Le statuette sono conservate integre e questo dimostrerebbe, secondo i ricercatori, che gli stessi fedeli le abbiano volutamente tenute nascoste. Via University of Haifa

Il volto del dio

Pan, dio d’Arcadia dei campi aperti, delle greggi e dei boschi che si estendono fuori dai centri abitati, divenne molto popolare in tutto il mondo greco. I suoi attributi sono la syrinx, il flauto, e il pedum, il bastone da pastore. Dio pastore amato figlio di Hermes, selvaggio e caprino, bicorne, irsuto, che regna sulle alture nevose, lungo lo scorrere dei fiumi, sulle valli e tra le rupi scoscese, fa strage di fiere e danza con le ninfe mentre talora, al tramonto, tornando dalla caccia, suona solitario una musica limpida e serena... Così lo celebra Omero nel suo inno numero 19.
 
La maschera in bronzo di buona fattura, ritrovata durante gli scavi di Hippos nel 2015, è stata rintracciata con un metal detector su un pavimento di terra pressata al di sotto di una torre in basalto dalla struttura circolare, facente parte di una fortificazione difensiva posta sull’unica via di ingresso alla città in direzione sud-est. Il culto di Pan (o dell’analogo romano Fauno) non era d’altronde una novità in quella regione: la città di Banias o Caesarea Philippi, a nord di Hippos, che porta il suo nome, ospitava uno dei più grandi complessi rituali dedicati al dio caprino (e infra M. Eisenberg, Pan at Hippos. Face of Greek God Unearthed, in Biblical Archaeology Review, vol. 41 n. 6, 2015).

Non è chiara la funzione di questa maschera unica nel suo genere, ma di certo il peso, il materiale e la fattura degli occhi (pieni e non scavati) fanno escludere che fosse destinata a essere indossata in rappresentazioni teatrali. Sono state avanzate quattro ipotesi:
  1. la natura estatica del culto di Pan poteva prevedere rituali orgiastici, cosa che rende comprensibile il suo ritrovamento all’esterno delle mura cittadine;
  2. poteva forse far parte di una fontana che forniva acqua potabile lungo la strada che conduceva verso la Siria, e l’acqua sarebbe sgorgata dalla bocca aperta;
  3. la presenza di una necropoli a sud degli scavi può suggerire che la maschera fosse parte di un corredo o di un’offerta funeraria;
  4. infine, la maschera potrebbe essere stata un oscillum: gli oscilla erano maschere o medaglioni appesi agli alberi o tra due colonne durante delle cerimonie con finalità apotropaiche, al di sotto dei quali venivano deposte le offerte.
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