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Barbelo o la perfezione androgina

Il dualismo è la condizione essenziale delle molteplici forme di gnosticismo, sviluppatesi in varie correnti religiose nella tardoantichità: da un inizio monistico derivano risultati dualistici. Il dualismo gnostico è “fondamentale” in quanto si applica a termini antitetici e non complementari, e assume due forme: dualismo tra uomo e mondo sul piano dell’esperienza, dualismo tra mondo e Dio su quello teorico e teologico.

Leonardo, San Giovanni Battista

Simon Mago primo gnostico / Le fonti / Le derivazioni / Barbelognostici / Vicende celesti degli eoni infiniti / Le Tre stele di Seth / Tutto è triplice / Le parole segrete

Il mito gnostico si aggira attorno a quattro temi fondamentali: la trascendenza divina, le potenze inferiori (il demiurgo e gli arconti), la salvezza e l’uomo, un composto psico-fisico in cui è presente lo spirito trascendente. La salvezza richiede una rivelazione come “veicolo necessario del progresso”. 

Il peccato non è umano, ma appartiene agli eòni che hanno causato la disgregazione dell’ordine superiore: il peccato è divino, precedente la creazione e non conseguente a essa: questa è la sostanziale differenza tra il peccato originale cristiano e la colpa antecedente gnostica, il cuore stesso del fenomeno gnostico.

I rapporti tra gnosticismo e cristianesimo sono una questione delicata che non mette d’accordo tutti gli studiosi: c’è chi sostiene che il primo sia una frangia eretica del secondo e chi addirittura rovescia i termini, facendo del cristianesimo uno sbocco laterale di uno gnosticismo precristiano; c’è anche chi considera lo gnosticismo come una religione a sé, i cui punti di tangenza con il cristianesimo sono solo superficiali.

Simon Mago primo gnostico

Originario della Samaria, contemporaneo degli apostoli, Simon Mago è menzionato negli Atti (Luca gli dedica uno spazio “inusuale”) per aver voluto acquisire i carismi dello Spirito con il denaro (da qui il termine “simonia”). 

Nella sua essenza, la dottrina di Simone afferma che il mondo non è stato creato da un dio provvidente e buono, ma da angeli subordinati e cattivi che per giunta lo governano male. 

Idee simili non erano estranee al giudaismo del tempo, ma Simone escogita un’intera genesi trascendentale del mondo e dell’uomo, un sistema di emanazioni, un mito complesso dove l’elemento femminile primordiale ha una parte importante, e una dottrina di salvezza in cui a lui, Simone, che ritiene di essere un eòne celeste, spetta il ruolo di redentore.

Le fonti

I testi gnostici originali tradotti in copto e giunti fino a noi sono contenuti nei cosiddetti codici Askew e Bruce (il trattato Pistis Sophia, i due Libri di Ieû e frammenti di scritti ignoti), nel codice Berolinensis Gnosticus 8502 (Il Vangelo secondo Maria, l’Apocrifo di Giovanni, la Sophia di Gesù Cristo e Gli Atti di Pietro) e nei tredici codici rinvenuti nel dicembre 1945 a Nag Hammadi, che si trovano oggi in possesso del museo copto del Vecchio Cairo.

Gli eresiologi cristiani, nonostante la dura e aperta campagna di discredito, sono l’unica fonte che ci informa sulle pratiche gnostiche, cioè le conseguenze rituali che gli adepti traevano dalle premesse teoriche dei loro trattati – i quali, tra II e III secolo, furono di rilevante quantità e diversità.

Le fonti patristiche sono abbastanza attendibili nel riportare testualmente i testi gnostici: Ireneo di Lione (m. 200 ca.) riporta molti brani della letteratura gnostica e in particolare valentiniana; negli Stromata di Clemente di Alessandria sono contenuti molti frammenti di Valentino, Basilide, Carpocrate e Isidoro; Ippolito Romano (m. 235, in Philosophumena o Confutazione di tutte le eresie), confutando le eresie gnostiche, le descrive dettagliatamente argomentando per la prima volta una derivazione di queste correnti dalla cultura ellenica e dalla filosofia e mitologia greche, piuttosto che dal milieu giudaico-cristiano.

Le derivazioni

Nonostante un’unità dottrinaria di fondo, lo gnosticismo non fu un fenomeno unitario ed è stato caratterizzato da una vasta differenza di espressioni religiose. 

Alcuni gruppi, come gli ofiti o i barbelognostici, si esprimono attraverso miti i cui protagonisti sono ipostasi (Zoe-Vita, Nous-Ragione, Ennoia-Pensiero, Thelesis-Volontà, Charis-Grazia e così via); altri, come i sethiani, presentano un carattere speculativo-filosofico che al contrario “demitizza” il sistema dottrinario, così che la personificazione di entità logico-etiche è ridotta al minimo.

I sethiani postulano l’esistenza di tre princìpi: la luce, le tenebre e, nel mezzo, lo spirito o pneuma, una “fragranza” che irradia ovunque. Questi principi non si rivelano attraverso percezione immediata, ma solo dopo una graduale meditazione che assomiglia all’apprendimento di un’arte. Le tenebre sono formate da acqua irrazionale, sola, invisibile, oscura e debole che tende a trattenere in sé lo splendore della luce.

Dall’impatto primordiale di questi tre principi sono stati creati il cielo e la terra, attraverso uno “stampo” o matrice (matrix), una vulva cosmica su cui è impressa la forma di ogni organismo particolare.

Tra le diverse correnti che con il tempo assunsero proporzioni maggiori di altre, ci sono poi il valentinismo, che aveva due scuole e molti seguaci, e, più tardi (III secolo), e il manicheismo, che mostrava un aspetto universalistico e contava su una attiva ed efficace propaganda. Gli accenti vivaci della polemica cristiana fanno poi supporre che il peso ideologico e sociale dei “gruppuscoli” gnostici non fosse affatto da sottovalutare.

I Mandei furono una comunità isolata dell’Iraq e dell’Iran di dialetto aramaico, seguaci di una “religione del libro” come i manichei; il Gran Tesoro o Ginzâ, già conosciuto nel XIX secolo in traduzione tedesca, è tra i più importanti testi. 

In ambiente islamico, forme di gnosi si formarono dal tronco dell’ismailismo con variazioni più o meno “esoteriche” sui temi appartenenti al cosiddetto dualismo popolare (gli Yazidi o gli Ahl-e haqq, i Fedeli di Verità). 

In Palestina, a Safed, una delle più importanti scuole della Cabala ebraica conteneva forti elementi dualistici; nell’Europa medievale, in Francia e in Italia, i catari furono una derivazione bizantina e tracia del manicheismo.

Barbelognostici

Sui barbelognostici e le loro dottrine ci informa Ireneo in Adversus haereses. Accanto a un padre innominabile (agnostos theos, il dio ignoto), esiste anche un principio verginale chiamato Barbelo. 

Non è chiaro da dove il nome “Barbelo” derivi: forse da un’espressione aramaica che significa “Dio-è-in-quattro”, oppure dalla parola copta per “seme”, tesi poi respinta poiché il nome è originariamente scritto in greco e sarebbe impossibile cercarne una radice copta.

Vicende celesti degli eoni infiniti

Nella sua volontà di rivelarsi a Barbelo, il padre emana l’eone Ennoia (Pensiero) che a sua volta emette Prognosis (Prescienza), e insieme producono altri due eoni: Aphtharsia (Incorruttibilità) e Zoe Ainoia (la Vita Eterna). 

Gli eoni possono accoppiarsi e generare moltitudini di altri eoni. Uno di questi, Autogenes (Nato da Sé), emette l’Uomo perfetto chiamato Adamas, il protoantropo, incorruttibile e inalterabile, adamantino

Il mondo sensibile invece è stato generato da un conato di Sophia, principio femminile che non ha una controparte maschile e che viene chiamata Prunikos (la traduzione “la pruriente” è incerta ma probabile, per via del suo continuo inappagamento sessuale).

Le Tre stele di Seth

Contenuto in un codice copto datato intorno all’anno 345, le Tre stele sono un testo liturgico che consiste in tre preghiere rivolte ai tre nomi del pantheon mitologico gnostico: Adamas, Barbelo e lo Spirito. 

Contiene inoltre una rivelazione (in copto ouonh equivale al greco άποκάλυψις, apocalisse) dove l’entità rivelatrice è il biblico Seth e il suo messaggero è Dositeo. Grande nome dello gnosticismo, Origine ne parla più volte: da lui sono derivati i dositeni e narrano di lui certe favole, che non avrebbe gustato la morte, ma sarebbe tuttora in vita. 

Samaritano come Simon Mago del quale si dice fosse maestro, discepolo o rivale, secondo le Pseudo-Clementine entrambi sarebbero stati discepoli di una dottrina segreta predicata da Giovanni Battista.

Lo schema segue un topos letterario piuttosto diffuso nella tardoantichità comune anche all’ermetismo:  rivelazione di una dottrina segreta, trascrizione e occultamento, ritrovamento da parte degli iniziandi.

Oltre alle Tre stele, il VII codice contiene altri quattro trattati: la Parafrasi di Shem, il Secondo Discorso del grande Seth, l’Apocalisse di Pietro e gli Insegnamenti di Silvano

Tutto è triplice

Il testo riporta una liturgia di discesa e salita mistica corrispondente ai tre stadi dell’ascesa dell’orante sethiano, tre inni che accompagnano l’estatico cammino verso il cielo, cioè verso la personificazione del fedele con Seth.

Barbelo compare anche in Zostriano, un trattato probabilmente composto in Grecia e poi diffuso ad Alessandria tra II e III secolo; lo scritto riflette una forma di gnosticismo non cristiano che ha reinterpretato rituali e mitologie neopitagorici e medioplatonici del II secolo, attirando più tardi, insieme al trattato simile Allogeno lo straniero, l’attenzione di Plotino e del suo circolo romano.

Zostriano è lo pseudonimo e il protagonista del racconto – leggendario figlio di Iolao e padre di Armenio, padre a sua volta, secondo Platone, di Er, che più tardi verrà assimilato a Zoroastro – del quale vengono narrati i viaggi verso altri mondi.

Le parole segrete

La prima stele è la preghiera rivolta ad Adamas, “padre” Adamas “tre volte maschio” che a sua volta è figlio di Barbelo e dell’Essere supremo, eterno e perfetto, apportatore di salvezza in quanto ha generato il salvatore Seth, “diviso ovunque e rimasto uno”.

La terza stele, molto danneggiata nelle prime righe, contiene un inno rivolto all’Essere supremo, al di là di ogni sostanza, spirito universale, vita, intelletto.

La  seconda stele è la preghiera a Barbelo. A lei ci si rivolge indifferentemente con aggettivi e pronomi maschili e femminili: 
la madre, vergine-maschio, grande monade, la potenza che unifica e riconcilia, un mondo di conoscenza. Preesistente nell’eternità. Non-sostanza proveniente da un’unica indivisibile triplice potenza. Gli eòni provengono da un’ombra. Multiplo, diviso, uno e triplo, primo manifestato, grande e virile intelletto, o padre divino, o divino fanciullo, concedici forza affinché siamo salvati per la vita eterna. Noi, infatti, siamo un’ombra di te. Ascoltaci! Noi siamo eòni. Ascoltaci! Ogni individuo è perfetto.

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(Cfr. Ugo Bianchi, Le origini dello gnosticismo, Brill, Leiden 1966; I. P. Culianu, Gnosticismo e pensiero moderno: Hans Jonas, l’«Erma» di Bretschneider, Roma 1985, pp. 52 ss., 15 ss.; L. Monaldi, Testi gnostici, Utet, Torino 1982.)

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