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Visualizzazione dei post da 2017

L’uovo cosmico e altre contaminazioni orfiche

Mithra delle lontane origini indo-iraniche e quello dei misteri mitraici sono la stessa divinità, ma la seconda è il risultato specifico di un processo sincretico lento e articolato tra credenze e motivi di origini egizio-fenicie (la simbologia del serpente o ouroboro ) e mesopotamiche (lo zodiaco), che i Magusei persiani hanno sintetizzato in una particolare speculazione sulla funzione del Tempo inserita in una complessa teo-cosmogonia che, anche attraverso la sintesi greca, trova nell’orfismo più di un punto di contatto. Mithra nasce in una grotta “Esportato” dagli esuli della diaspora persiana che segue la caduta dell’impero achemenide, nel suo approdare in Occidente Mithra si spoglia, in parte, di alcune connotazioni “barbariche”, così che alla formulazione iranica delle litanie recitate dai Magi subentra una liturgia redatta in greco , gli antichi nomi degli dèi vengono sostituiti con le relative divinità greco-romane e così accade con la loro iconografia: Ahura Mazda è Giove/Z

Atena/Allat dalla Siria a NY City

La ricostruzione parte da Palmira. The Spirit in the Stone è il titolo dell’esibizione che ha inaugurato il suo capitolo americano lo scorso 22 novembre: vi partecipano l’ Institute for Digital Archaeology di Oxford, l’ alta tecnologia italiana messa a disposizione dall’Onu, ed è patrocinato da Nazioni Unite ed Emirati Arabi allo scopo di preservare e diffondere il retaggio culturale siriano messo in pericolo dalle devastazioni della guerra; dopo aver ricostruito in 3D l’Arco di Trionfo, ugualmente andato distrutto nel 2015 a opera del Califfato, l’ équipe ha realizzato la riproduzione della statua di Atena a grandezza quasi naturale il cui originale era conservato nel suo tempio in città. Non sembra essere disponibile alcuna immagine ufficiale di questa riproduzione; l’unica testata che ad oggi riporta la notizia è Breaking Israel News che però fa confusione con un altro evento, il restauro di una statua degli anni Venti del Novecento che orna il Partenone di Nashville , Tenn

Ishtar di Ninive

Il culto di Ishtar accompagna l’intero corso dell’impero assiro, illuminandone in particolare i primi e gli ultimi secoli. Nella splendida Ninive, per molto tempo capitale del regno e che ne ha ospitato il palazzo, i principali luoghi di culto e l’Archivio reale, Ishtar occupa il ruolo privilegiato di compagna del dio Asshur , viene invocata dai re che si dichiarano suoi servi e celebrata in templi ricoperti d’oro. Statuetta babilonese in alabastro, terracotta e vetro raffigurante una donna distesa, probabilmente Ishtar, III sec. aev-III sec. ev, Musée du Louvre, via Wiki commons La supplica di un re La più antica menzione di Ishtar a Ninive è contenuta nell’ inno di Assurnasirpal , re neoassiro figlio di Shamshi-Raman (1800 ca aev), iscritto su una stele conservata nella biblioteca di Assurbanipal. Il re è malato, e chiede alla dea di mostrargli pietà; nell’esaltazione della dea, il tono è fervido ed esprime con profonda religiosità la fiducia estrema nella possibilità di un

Salve o sacro Priapo, dio delle cose

I suoi luoghi preferiti sono dove pascolano capre e pecore e dove si ode il ronzio delle api; antica divinità guerriera originaria delle colonie greche dell’Asia Minore, a Lampsaco è considerato figlio di Afrodite e Dioniso , e vi è venerato più di qualsiasi altro dio ( Pausania, Descrizione della Grecia , 9.31.2 ). Altrove è detto figlio di Hermes (Igino, Fabulae , 160) o padre e figlio di Hermes allo stesso tempo ( Epigrammata Graeca ex lapidibus collecta , 817). Francisco Goya,  The Sacrifice to Priapus ( Il  sacrificio a Pan ), 1771, via  Wiki Art Priapo asiatico, danzatore e guerriero / Il dio grandioso e grottesco / Godere la vita di un giorno / Il rosso custode degli orti / Piccoli numi di un dio campestre / Corone dorate e un invito al tempietto   Ultimo aggiornamento: 5/10/2023 La letteratura latina lo ritrae lascivo e spudorato al punto di aver attentato persino alla verginità di Vesta,   addormentata dopo un banchetto, prima che il raglio di un asino la sv

Estratti di necromanzia pratica

All’interno di un cerchio magico, in un cimitero, tra antiche rovine che si stagliano sul cielo di mezzanotte o altri luoghi solenni e malinconici ,  un mago invoca e interroga gli spiriti infernali; al lume di un cero funebre un cadavere si solleva dal suo giaciglio di morte e parla con voce lugubre... Questo articolo, tratto da An Encyclopaedia of Occultism di Lewis Spence (New York 1920, ora ospitato presso la Harvard University Library), riporta dettagliatamente tecniche e modalità di una pratica divinatoria molto antica, ma il cui significato attuale si forma attraverso i secoli, quando la nigromancia medievale viene associata alla stregoneria e a pratiche di magia nera, fino a sfumare e confondersi, a partire dall’Ottocento al tempo stesso romantico e razionalizzante, nello spiritismo. The Necromancer, Awful Invocation of a Spirit, in Raphael (pseud.), The astrologer of the nineteenth century , London 1925, via Internet Archive La necromanzia è la divinazione pe

La strega di Kilkenny

Anno del Signore 1324. Nella cittadina irlandese di Kilkenny, diocesi di Ossory, si scatena una successione di violenze e vendette che arrivano a coinvolgere la stessa Corte di Dublino e che ruotano attorno all’accusa di Alice Kyteler e della sua congrega; i più celebri temi dell’immaginario stregonesco ci sono tutti: un mondo notturno di calderoni dove vengono bolliti gli ingredienti più abominevoli, pozioni e veleni, polveri e unguenti, evocazioni e divinazione, infine il rogo; in filigrana, tutta una trama di questioni niente affatto sovrannaturali ma non meno esplosive come i rancori privati, le gelosie, le questioni famigliari e le inimicizie politiche tra Irlanda e Inghilterra. William Bradley (1801-1857), A Lancashire Witch , via Art UK La strega, i complici, i persecutori Alice Kyteler (questo sembra essere il suo nome da nubile) proveniva da una buona famiglia anglonormanna da anni residente nella città di Kilkenny. La lapide di un suo antenato, Jose de Keteller, m

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