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Afghanistan dei Veda e dei lapislazzuli

L’Afghanistan deve molta della sua storia alla posizione che occupa sulla cartina geografica: situato al crocevia che separa il mondo mediterraneo e la Persia a occidente e l’India e la Cina a est, è il prodotto di molte culture differenti che si sono sovrapposte in seguito a migrazioni e invasioni per centinaia di secoli.

Rilievo in argento proveniente dal nord dell’Afghanistan raffigurante un toro con la barba, probabile fattura mesopotamica, III-II millennio.

Siti archeologici risalenti all’età del Basso paleolitico (100mila anni fa), fino all’Età del bronzo e al Neolitico, in particolare nel nord del paese fino ai confini con il Pakistan, hanno restituito innumerevoli evidenze della presenza di culture socialmente avanzate e artisticamente sofisticate. 

Tra questi siti il più rilevante è quello di Aq Kupruk, testimonianza di una fase culturale che durò per 5mila anni e che ci ha restituito una delle prime rappresentazioni di volto umano scolpito su pietra.

Urbanizzazione discontinua

Sebbene vi siano tracce di villaggi contadini lungo le rive dell’Hindu Kush tra il 30.000 e il 20.000, è a Mundigak (presso l’odierna Kandahar) che viene fondata la prima città. 

Un altro centro importante fu Deh Morasi Gundai, abbandonato nel 1500 aev circa forse per lo smottamento delle rive del fiume su cui sorgeva.

Con la Mesopotamia (oltre che con l’Egitto, tutto il Vicino Oriente fino all’India e la Cina) l’Afghanistan ha avuto da sempre dei contatti assidui per via delle esportazioni di pietre preziose, soprattutto lapislazzuli, che dalle aspre montagne di Badakshan venivano commercializzate per la confezione di oggetti ornamentali rinvenuti a decine di migliaia negli scavi delle Tombe reali di Ur (2400 aev).

Le montagne di Badakshan nel nord-est del paese, che ospitano le miniere di lapislazzuli.

Ma nessuno dei grandi centri che si costituirono nella prima parte del III millennio fu destinato a durare: un “collasso urbano” le cui cause non sono facilmente rintracciabili. 

Nel II millennio (1700 ca.) popoli nomadi dediti alla pastorizia chiamati Ariani (dal nome sanscrito per “nobili”) migrarono dal mar Caspio, ma non esistono tracce storiche del loro viaggio; le leggende tuttavia sono state tramandate da allora di bocca in bocca da una generazione di sacerdoti a un’altra fino al 1200 aev, quando questi inni furono raccolti in una collezione di volumi chiamati Rig Veda: tra i più antichi testi scritti in lingua indoiranica, i Rig Veda furono composti in una regione chiamata Sapta Sindhu (“terra dei sette grandi fiumi”), che potrebbe corrispondere al Punjab o alla Valle del fiume Kabul.

In questi testi si narra di una tribù proveniente dall’Hindu Kush che ha attraversato il fiume Kubha (o Kabul) intorno al 1500 aev, lasciandosi alle spalle i vasti territori dell’Asia Centrale. 

Alcuni sembrano aver terminato il viaggio in Afghanistan, mentre altri proseguono verso sud lungo il subcontinente indiano; altri ancora, un terzo ramo, tornò verso occidente insediandosi nel plateau iranico in un posto chiamato Ariana, dove gli scribi produssero intorno al 1800 aev gli inni persiani dell’Avesta.

Placca in oro raffigurante un prete con offerte, V sec. aev, epoca achemenide, scoperto a Mir Zakah nel 1993 e facente parte dei “Tesori di Bactria”.

Tra il 1100 e il 550 ca. i persiani vi introducono la religione dello Zoroastrismo che ebbe un centro di grande rilievo a Bactra (odierna Balkh), dove secondo un testo più tardo (Shahnameh, 1000 ev) sarebbe stato ucciso Zarathustra da una delle tante tribù che in quegli anni invadevano le regioni settentrionali.

I persiani di Dario conquistarono il paese e lo divisero in sette province o governatorati, gli achemenidi vi estesero la Strada reale che da Kandahar arrivava fino all’India. 

Dopo l’invasione di Alessandro Magno (330) e quella poco successiva da parte dei Seleucidi, molti greci rimasero in Afghanistan riunendosi alle genti di stirpe ionia che erano state manate da Seleuco I a difesa dei confini orientali, continuando ancora per molti anni a esercitare una forte influenza di matrice ellenistica. 

Ma il tentativo di invasione siriano fallisce perché respinto da un esercito di 100mila uomini e 90mila elefanti dell’imperatore maurya Chandragupta (324-301 aev), il quale, nel trattato di pace che ne seguì, occupò le terre a sud e a est delle montagne dell’Hindu Kush.

Esempio di arte buddhista dagli scavi di Hadda (NE dell’Afghanistan), I-II sec. ev, impero Kushan.

Durante i 120 anni di governo maurya, il Buddhismo divenne la religione più diffusa assieme allo Zoroastrismo: soprattutto durante il regno di Ashoka il Grande (269-232 aev), il quale egli stesso si convertì al Buddhismo e divenne pacifista. 

Per incentivare la conversione alla religione da lui abbracciata, distribuì in parti uguali in ogni angolo del suo impero le preziose stupa contenenti le reliquie di Buddha conservate a Sarnath e inviò messaggeri fino al nord della Cina e al Mediterraneo per diffonderne la dottrina. 

Sotto Ashoka, nella città maurya di Kandahar furono istituite per la prima volta delle biblioteche, ospitate in grandi palazzi con giardini.

Altre immagini e informazioni: Center for Environmental Management of Military Lands at Colorado State University.

in [ Vicino_Oriente_Antico ]

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