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Guarire da se stessi. Foucault rilegge Galeno

Verso la fine del II secolo «Galeno scrive un testo celebre, il Trattato sulle passioni, o meglio ancora il trattato sulla cura delle passioni. Si suppone, sulla base di un’indicazione del Trattato, che Galeno abbia scritto quest’opera all’età di cinquant’anni; ciò implica, se si ammette il 131 come data di nascita, una redazione verso il 180 (M. Foucault, L’ermeneutica del soggetto. Corso al Collège de France (1981-1982), Feltrinelli, 2003, pp. 353-6; 543; 442).

Ferdinand Georg Waldmüller, Apothekenladenschilder, 1826. Via Wiki Commons

Per diventare un uomo completo,
ciascuno ha bisogno di esercitarsi per tutta la vita.

«Galeno parte dal principio secondo cui non è mai possibile guarire se non si sa da cosa si deve guarire. La scienza medica, o piuttosto la tekhnē medica, ha ovviamente bisogno di conoscere la malattia che dovrà trattare, la cosa va da sé. Ma nel trattato sulla cura delle passioni, Galeno spiega che nel testo in questione non si prefigge l’obiettivo di parlare della guarigione (della cura, della terapia) delle malattie, bensì piuttosto della cura delle passioni e degli errori. Ora, se è vero, egli dice, che i malati, pur senza conoscere la loro malattia, ne soffrono abbastanza, o a causa di essa soffrono di una serie di disagi abbastanza manifesti – tali [da indurli, sic] a recarsi spontaneamente dal medico – per quel che concerne le passioni e gli errori da esse prodotti, per contro, ci si trova in una condizione di ben maggiore cecità».

La funzione dell’Altro

«Infatti, prosegue Galeno, si ama sempre troppo se stessi (si tratta dell’amor sui [...] di Seneca contenuto nelle Questioni naturali) per riuscire a non farsi delle illusioni. Ma proprio il fatto che ci si crea delle illusioni scredita per ciò stesso il soggetto, che non può, pertanto, assumere la funzione di medico di se stesso che potrebbe avere, o che potrebbe altrimenti pretendere legittimamente di esercitare. Una tesi del genere, dunque, non ci autorizza a giudicare noi stessi, ma legittima altri a farlo. Di qui [...] sorge di conseguenza la necessità di fare ricorso a un altro per guarire dalle proprie passioni e dai propri errori che nascono da quell’amor di sé che produce illusioni su tutto».

Ma a chi affidarsi? «A questo proposito, dice Galeno, occorre fare attenzione e stare in agguato». L’Altro «di cui si ha assolutamente bisogno per guarire da se stessi» non dovrà essere nei nostri confronti «né indulgente né ostile», né dobbiamo farci abbagliare da valori esteriori come la ricchezza, la potenza o la mostra e il vanto di sé.

Qualità morali

«Galeno – il quale è medico, ed evidentemente traspone nell’ambito della direzione dell’anima un certo numero di nozioni e di concetti tratti dalla medicina, e che ben inteso utilizza la nozione fondamentale di pathos, insieme a tutta la serie delle analogie che vanno dal corpo all’anima – in nessun momento ritiene che colui al quale ci si affida sia una sorta di tecnico dell’anima, [...] poiché quel che gli si chiede è di possedere un certo numero di qualità morali» al centro delle quali «dovranno esserci due cose. In primo luogo: la franchezza (parrēsia), l’esercizio del parlar-franco», che sembra il requisito principale. «In secondo luogo, egli dovrà possedere una qualità morale particolare, indicata in un breve brano del testo, laddove Galeno dice che è necessario scegliere di preferenza un uomo che sia già avanti negli anni», attribuendo un valore fondante alla maturità. A questo proposito, quasi in risposta a Socrate che «raccomandava ad Alcibiade di approfittare della sua giovinezza per occuparsi di se stesso ("A cinquant'anni sarebbe ormai troppo tardi"), [...] Galeno [scrive]: "Per diventare un uomo completo, ciascuno ha bisogno di esercitarsi, per così dire, per tutta la vita"».

Infine, in maniera «abbastanza singolare» in un’epoca in cui la maggior parte degli intellettuali tendevano ad avere «rapporti di direzione» da maestro ad allievo nella cerchia delle amicizie e dei rapporti già consolidati, per Galeno colui al quale ci affideremo dovrà essere «uno sconosciuto».

*** Sul web: Galeno | Catalogo delle traduzioni latine

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