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Visualizzazione dei post da 2018

Il tempo è un mostro che divora. Conclusioni iconografiche su Aion-Chronos

C’è nell’iconografia mitraica un elemento che sicuramente non appartiene al mondo classico: è una figura mostruosa , alata, con la testa di leone, il corpo avvolto nelle spire di un serpente. È una immagine del tempo che ogni cosa divora e consuma; le ali accennano alla rapidità del suo trascorrere, il serpente che si attorciglia, con il capo che di solito poggia sulla testa leonina, allude al ciclo eterno dei moti stellari che presiedono al fluire del tempo¹. I suoi simboli, oltre al serpente e le ali, sono due chiavi , che tiene in mano, con riferimento al sole che nel suo corso apre e chiude le porte del cielo; altri attributi frequenti sono lo scettro , simbolo di signoria che il tempo esercita su tutte le cose, e così il globo, il cratere, l’altare. Figura leontocefala da Sidone. Qui la divinità si presenta con le braccia distese lungo i fianchi invece che, come usuale, ripiegate in avanti sul petto. Pettazzoni, La figura mostruosa del tempo , cit., tav. VII L’eresia del te

Marie Laveau, regina creola

Bella e carismatica creola congolese di discendenza francese di cui è difficile tracciare con esattezza le origini, grazie a un operato costante e capillare ha saputo riplasmare il vodou americano contribuendo in maniera decisiva alla sua diffusione, fino a diventare un punto di riferimento per la sua comunità, dal più umile e bisognoso ai ceti più elevati, che poi ne ha codificato il mito: la continuità del suo agire magico è garantita dalle sue figlie, eredi di un sapere che si protrae lungo un’esistenza longeva fino all’inverosimile dagli anni Venti dell’Ottocento, quando, giovane sposa, viene registrato negli archivi di New Orleans il suo matrimonio, fino al 1930, e le diverse identità si confondono in una sola, eterna. Ritratto giovanile di Marie Laveau via frenchcreoles.com Molte donne portavano il nome Marie Laveau (o Laveaux) secondo gli archivi della Louisiana del XIX secolo e gli inizi del XX. La prima, quella che interessa questa ricerca, risulta nata agli inizi dell’Ot

Mostri e prodigi dell’India nella Cosmografia di Münster

Sebastian Münster (1488-1552) è stato cartografo e cosmografo ebreo. La sua Cosmografia del 1544 è la prima descrizione del mondo in lingua tedesca e un’opera basilare per il pensiero geografico europeo del XVI secolo, che ha esercitato una grande influenza per oltre duecento anni. Il trattato ebbe una considerevole fortuna e fu uno tra i libri più letti del tempo: tra la data di prima pubblicazione e il 1628 si sono susseguite circa 40 edizioni. Il materiale raccolto da Münster è di tre tipi: fonti letterarie, manoscritti con descrizioni delle campagne e dei villaggi, e infine l’esperienza dei suoi viaggi, principalmente in Alsazia, Svizzera e Germania sud-occidentale.  Il grifone, foglio 1070 L’opera contiene non solo le mappe più recenti di molte tra le più grandi città, ma include anche una quantità enciclopedica di dettagli sul mondo più e meno conosciuto; oltre alle famose mappe, il testo è cosparso di narrazioni visionarie, dense ed energiche, su principi e re di terre lont

Gli dei di Roma e il potere dei loro nomi segreti

“Indigitamenta” è un termine latino di etimologia incerta che identifica una collezione ufficiale di preghiere, contenente una serie di azioni rituali e formule di invocazione, appartenenti ai libri pontificii redatti dall’alto collegio romano, il quale sovrintendeva all’osservanza di tutte le questioni sacre. Vi erano contenuti i nomi delle divinità , i loro epiteti e le formule da usare nelle circostanze adatte che ne descrivevano le proprietà e l’origine. Queste lunghe liste, compilate con accuratezza dai pontefici, avevano lo scopo di attribuire il giusto nome alle azioni che sarebbero state compiute nel corso di cerimonie pubbliche o private. Carl Friedrich Deckler (1838-1918), Vestale con ghirlanda ( Wiki commons ) L’azione che concretizza il divino La religione romana, definita dal greco Polibio (II sec. aev) “razionale”, educatrice, civica, manca di miti cosmogonici e teogonici o piuttosto i miti sono stati sottoposti a un processo di “storificazione”; la storia e il culto (ci

Eìs Apóllona, inno omerico ad Apollo

La descrizione di Apollo richiede stile sublime : un’elevazione al di sopra di tutto ciò che è umano. La citazione è di Winckelmann ed è riportata da Walter Otto ( Gli dei della Grecia , 1944) il quale, a proposito del luminoso figlio di Zeus, scrive: «Apollo accanto a Zeus è il dio greco più significativo [...], è impossibile immaginare che egli possa comparire senza dar prova della sua superiorità». Le sue manifestazioni sono grandiose, la sua voce risuona con la maestà di un tuono e chi lo incontra non solo ne è intimamente scosso, ma risente nella sua potenza tutta la caducità dell’esistenza terrena. Il cosiddetto Apollo Omphalos con le fattezze di Antinoo, copia romana del 130 d.C. ca, via Wiki Commons Misterioso, inavvicinabile / Febo il puro / Εἲς Ἀπόλλωνα Δήλιον , ad Apollo Delio / Εἲς Ἀπόλλωνα Πύθιον , ad Apollo Pitico (o Pizio) / Sulle nevi del Parnaso / Invocatemi con il nome di Delfinio / Riepilogo sugli epiteti di Apollo nell’inno omerico Misterioso, inav

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