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Visualizzazione dei post da aprile, 2018

Chi osa rifiutare l’amore di una dea?

Mai provocare l’ira di una dea. Se poi si tratta di Ishtar e la circostanza è un amore non corrisposto, accompagnato persino dall’offesa e la derisione, sarà capace di far tremare con le sue grida la celeste dimora del padre e scatenare l’inferno sulla terra. Sigillo del re Urukh, in G. Rawlinson, The five great monarchies of the ancient eastern world , Boston 1882, p. 118, via  Internet Archive Gilgamesh e Ishtar o il rifiuto oltraggioso La Saga di Gilgamesh nella sua versione “classica”, che la tradizione attribuisce allo scriba Sinleqiunnini, è divisa in 12 tavole – la sensazionale scoperta fu annunciata nel 1872 nel corso dell’Assemblea archeologica biblica di Londra: in una tavola (la dodicesima) era stato identificato un racconto caldeo sul Diluvio – ed è la quarta, in ordine di tempo (rispetto a quella paleobabilonese, mediobabilonese e hittita), a contenere le eroiche vicende del mitico re della I dinastia di Uruk e del suo inseparabile compagno Enkidu, tra l’uccisione di ess

Asclepio, genesi e mito: la morte dell’eroe, la nascita del dio

Asclepio è il dio del politeismo greco delle guarigioni e delle pratiche mediche; ne abbiamo tracce dall’VIII sec. aev e continuerà a ricevere culti pubblici e privati fino al IV-V sec. ev in luoghi e con contenuti molto diversi. I suoi santuari (tra i più importanti Epidauro, Kos, Atene e Pergamo) erano mete di massicci pellegrinaggi, fungevano da luoghi di cura gestiti da personale specializzato ed erano disseminati in tutto il mondo greco, in Asia Minore e, in seguito, a Roma e nelle province dell’Impero. Egli agiva “dolcemente” manifestandosi durante l’incubazione ( incubatio in latino, in greco enkóimesis ), che consiste nel dormire in uno spazio sacro ( enkoimetérion ) e in sogno ricevere la guarigione, una comunicazione o un responso. Anton Raphael Mengs (1728-1779), Asclepius (recto), via Getty Museum Il suo simbolo è un bastone con un serpente attorcigliato; le diffusissime rappresentazioni iconografiche (rilievi, statue) dal IV sec. aev in poi confermano e consolid

L’alluce del santo e riti di fertilità: Priapo “svelato” in un’antica tradizione molisana

Gli antichi dei possono nascondersi irridenti nelle pieghe più impensate della stratificata e vivace devozione popolare, e un austero monastero di clausura benedettino essere dedicato a un martire al quale fino al Settecento veniva tributato nel Centro-Sud Italia un culto definito “indecente” ; e infatti fu sospesa nel 1780 la festa che si celebrava presso Isernia, in Molise, per via della sempre più numerosa folla di devoti ormai ingestibile che si dava appuntamento il 27 settembre per assistere all’esposizione dell’“alluce di san Cosma”, con grande imbarazzo delle autorità cittadine. Una questione pruriginosa, ma non è tutto: il santo ogni anno rinnovava anche il miracolo della fertilità, e in molte, tra «zitelle, maritate, vedove e donne di piacere», dopo la festa tornavano a casa “graziate” da una gravidanza che altrimenti non riuscivano a ottenere. Una curiosa scoperta A testimoniarlo sono due lettere, veri e propri documenti etnografici, la prima a firma di uno scozzese appass

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